Ver Sacrum

ExVultus

Francesco Gallo Mazzeo

Voluta, come vento che piega lo spazio e indirizza lo tempo,

facendosi fola leggera, come leggenda, ausilio del corpo

che scala gli enigmi, come le sponde del tutto e del nulla;

come eterna; che fa polvere e stelle, in sogno che ammalia.

Desiderata, come una cerca, ricerca, che sosta in storia,

che si vuole sonante, cantante, libera e folle, sapiente,

veggente, come rito del mito, che viene detta del niente,

mentre vola lentezza e seduce, l’attimo fuggente, la moira.

Inventata, come scacchiera, albula tabula e tinta di negra,

compone, teatra, specula, icone et idola, vessilla et insegne

brillanti lacune, spugnose mosfere, numeri; uno di uno e tanti.

Obliata, come umbra meriggia, improvvisa, di luoghi e ignoti,

venati di rossi, sommersi di blu e gialli, aurei destini di mente;

sogni di Klimt, oppure di Schiele: per dire quella parola; alata.

(x Andrea Volo, ottobre 2024)

Ettore Rocca

Il Ver Sacrum di Andrea Volo

La Grande Vienna tra il 1880 e il 1920 fu uno dei culmini della storia della cultura europea: arte, scienza, filosofia, psicanalisi, musica, letteratura, scienze sociali conobbero una stagione irripetibile. Fu forse anche il culmine dell’idea stessa di Europa. Nella Vienna di fine Ottocento è come se Atene, Gerusalemme e Roma si fossero riunite. La tradizione greco-ebraico-cristiana per l’ultima volta trovò la sua sintesi, prima delle catastrofi dei totalitarismi del Novecento, prima che “i cittadini europei diventassero in modo permanente patrioti”, come ha scritto Hannah Arendt. E patrioti continuano oggi con rinnovato e tragico orgoglio a essere, cento anni dopo il crollo di quell’epoca.

Andrea Volo, cittadino europeo in ogni passo della sua vita, non ha mai smesso, con ostinata pervicacia, da cinquant’anni, di interrogarsi su quella stagione. Lo mostrano i cinque quadri presentati stasera, che formano, accostati, un unico racconto e un’unica opera, intitolata “Ver Sacrum”, Primavera Sacra, il nome della rivista pubblicata al giro del secolo dagli artisti della Secessione viennese. Nell’antica Roma, di tanto in tanto, per preservare un equilibrato rapporto tra risorse del suolo e popolazione, si decideva che i nati nella successiva primavera, detta sacra, sarebbero dovuti espatriare, una volta diventati adulti. In fondo, Andrea Volo è nato anch’egli nel “Ver Sacrum”, perché l’artista, e in genere il genuino cittadino europeo, sa di dover abbandonare la terra natale perché è a casa non lì, bensì dovunque abbia il cielo sopra di sé; non ha radici terragne, ma celesti: è un albero rovesciato.

Le cinque tele 50×50 cm sono popolate di figure legate all’ambiente di “Ver Sacrum”, in maniera diretta e indiretta. Al centro vediamo Gustav Klimt ed Emilie Flöge, disegnatrice di moda, uniti per molti anni da una relazione, con sullo sfondo un disegno di Klimt per il primo numero della rivista. A sinistra dapprima la disegnatrice grafica Mileva Roller davanti a un suo disegno che raffigura due donne; poi Sigmund Freud con sullo sfondo un suo ex libris. A destra l’attrice Tilla Durieux, davanti a un suo ritratto dipinto dal primo marito Eugen Spiro; infine Koloman Moser, artista e grafico, primus motor di “Ver Sacrum”, con una figura femminile.

Al di là dell’identità dei singoli personaggi, in tutte le tele c’è un colloquio tra due, che sia di due persone storiche (Klimt e Flöge), di un’artista con la propria opera (Roller), di una persona con il proprio ritratto (Durieux), con i propri simboli (Freud) o con una figura del proprio immaginario (Moser). Il rapporto è tra il sé e l’alterità, oppure tra il sé e il sé come alterità.

Il due è anche la chiave delle composizioni pittoriche. Le forme sono organizzate secondo un rigoroso gioco di pesi e contrappesi, di pieni e di vuoti. I colori sono dominati dalla tensione dei complementari: il blu oltremare (usato da Volo con una purezza in cui si ha la voglia di perdersi) e variazioni sull’arancione. Volo utilizza il formato quadrato per costruire e rompere simmetrie di forme secondo linee verticali e diagonali. E il due domina infine nell’intera composizione che, racchiusa dalle due figure agli estremi, culmina nella coppia centrale.

L’inesausto scavo storico e filosofico-politico sul senso della cultura europea è così ricondotto da Volo al presente della pittura con le sue leggi giocose di masse e di colori. Da un lato la domanda storica e teorica si scioglie nel mero piacere pittorico, offrendoci quasi un oblio alla domanda. Dall’altro Volo ripropone nella pittura e con la pittura l’enigma del due, di una relazione che sia non dominio ma gioco paritario. Quel gioco paritario tra opposti che è all’origine dell’idea di Europa.